Carlo Fabbri

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Carlo Fabbri

Biografia

Nella famiglia Fabbri è tradizione che un componente trascorra qualche anno al confino a Ponza: nel 1898 tocca a Luigi, figura di primo piano nel movimento anarchico. Carlo, figlio di un fratello, arriva a Ponza nel 1933 per scontare una condanna a cinque anni. Ha ventotto anni, è tipografo e pubblicista, svolge attività politica: inizialmente anarchico, è poi entrato nel partito comunista seguendo un iter comune a molti antifascisti, che vedono nel partito l’unica organizzazione in grado di opporsi al regime in carica. Carlo Fabbri è arrestato per essere stato tra i seguaci di Michele Veglia, pugliese attivo a Milano; i due si ritroveranno a Ponza. Dal 1933 al ‘43 Fabbri alterna confino e carcere ed è ospite di diverse colonie confinarie. A Ponza conosce Giuseppina Bosso; nonostante le intimidazioni cui le autorità fasciste sottopongono la ragazza e i suoi familiari, nel 1936 si celebra il matrimonio. L’evento è considerato dalle autorità come un incoraggiamento alle unioni tra confinati e ragazze dell’isola; occorre dare un segnale forte e chiaro, perciò Carlo è trasferito immediatamente alle Tremiti e per molto tempo si nega alla moglie incinta il permesso di raggiungerlo. Nel 1940 Fabbri è in carcere a Foggia, per manifestazione sediziosa avverso la prescrizione del saluto romano. L’obbligo di salutare romanamente fu largamente disatteso alle Tremiti, soprattutto dagli anarchici, generò rivolte e condusse alla sostituzione del direttore della colonia; Mussolini mise fine ai disordini vietando ai confinati il saluto fascista perché indegni di tanto onore. Nel 1942 Carlo Fabbri è al confino a Ventotene; a luglio del ’43 è nuovamente a Ponza. L’arrivo di Mussolini, detenuto in una casa di Santa Maria, lo mette in uno stato di agitazione: vorrebbe attentare alla vita dell’ex duce ma non riesce a raggiungerlo. Dopo l’8 settembre Carlo e Giuseppina lasciano Ponza; intendono arrivare in Lombardia dove lui si unirà ai suoi vecchi compagni di lotta e parteciperà alla Resistenza. Carlo e Giuseppina affrontano il viaggio con mezzi di fortuna, l’isola non dispone di collegamenti regolari dal 24 luglio, allorché il piroscafo di linea Santa Lucia è stato silurato dagli inglesi, è affondato al largo di Ventotene, passeggeri ed equipaggio sono morti. A marzo del 1944 Giuseppina muore. Carlo è oramai impegnato come partigiano in Val d’Ossola; la figlia Teresa vive nella vicina Intra, affidata agli zii paterni. Il 9 settembre 1944 la brigata partigiana comandata da Carlo Fabbri è a Cannobio, sul lago Maggiore; la sede è assalita dai fascisti, i partigiani riescono a distruggere documenti importanti prima della resa. Carlo Fabbri ha messo in conto la cattura, le torture che seguiranno con lo scopo di ottenere delazioni; reca con sé del cianuro, con cui si dà la morte appena prima di cadere nelle mani del nemico.

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